Indice
:: Presentazione
:: Premessa
Parte prima
:: Il ministero della Liturgia
:: Eucaristia, centro della cita della Chiesa e della sua missione
:: La Domenica e l'anno liturgico
:: I Sacramenti nel cammino di fede del cristiano

Parte seconda
:: Il ministero della Parola
:: La Bibbia nella vita del cristiano
:: L'annuncio missionario

Parte terza
:: Il ministero della Carità
:: Testimonianze di carità operosa in Parrocchia
Appendice
:: Il progetto educativo dell'oratorio
:: La strada percorsa
:: Una vita che si sviluppa

Progetto Pastorale Parrocchiale

Cari parrocchiani,
consegno nelle vostre mani il Progetto pastorale parrocchiale perché, accogliendolo con la consueta disponibilità, diventi per ciascuno un invito a riflettere sul significato del vivere cristianamente oggi, nella nostra società, e a operare cordialmente per contribuire alla costruzione della nostra comunità perché sempre meglio esprima il mistero della Chiesa.

Non a caso, infatti, ho desiderato che il Progetto prendesse le mosse dall’icona dipinta dal Libro degli Atti (2,42), che proprio un anno fa - nella felice circostanza della mia immissione come parroco - ho proposto a voi in modo programmatico: “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera”.

Il Progetto pastorale parrocchiale è il frutto di un’ampia riflessione condotta soprattutto in sede di Consiglio Pastorale Parrocchiale, dell’intelligente impegno di un piccolo gruppo redazionale e del lavoro di coordinamento e di selezione da parte dei sacerdoti della parrocchia.
Dalla sua lettura emerge facilmente l’impostazione e l’articolazione ormai da molti conosciuta: ‘Ministero della liturgia’, ‘Ministero della Parola’, ‘Ministero della carità’; è poi arricchito da un’ Appendice’ riguardante la vita dell’Oratorio.
Ma da essa potrà soprattutto evidenziarsi il contenuto del Progetto:
siamo di fronte a un esperimento che inizia con l’analisi della situazione concreta - con i suoi bisogni e le sue risorse - e si propone di consolidare le realtà positive già presenti nella comunità, eventualmente procedendo alla sostituzione di alcuni aspetti che risultano ormai sterili.

Come ogni progetto, anche il nostro non contiene tutto ciò che è realizzabile, ma soltanto riporta alcune attenzioni che si impongono con urgenza e che possono essere prese in considerazione realisticamente dalle nostre forze.
A questo proposito, ritengo che il Progetto risulti davvero radicato nella nostra realtà, sia in armonia con la pastorale diocesana e presenti una logica connessione tra gli ambiti proposti.
Aderente alle istanze del nostro contesto socio-culturale, ha il pregio di far emergere alcune figure di servizio cui ciascuno potrà ispirarsi per contribuire ad imprimere un corretto dinamismo nella comunità.

Infine mi piace presentare questo Progetto come un serio tentativo di mediare tra l’ideale pastorale e la realtà esistente, un tentativo, dunque, che richiede - dopo un adeguato periodo di lavoro - una verifica trasparente e leale, capace di imprimere nuovo slancio all’affascinante impresa cui diamo inizio ponendo mano all’attuazione di questo progetto che esige la cordiale condivisione da parte di ciascuno e l’entusiasmo di chi è consapevole di cimentarsi, sostenuto dallo Spirito del Signore, in un’impresa ecclesiale, di respiro universale

il vostro parroco don Alessandro


La Chiesa - nuovo popolo di Dio - è nata dal Vangelo dell’Amore di Dio quale si è manifestato in Gesù e vive di questo amore e opera nel mondo per rivelare il Volto di Dio al fine di ricondurre a Dio tutto il genere umano, finalmente in Cristo riunificato.
Nessuna parola umana può spiegare Dio, nessuno sforzo della mente può comprenderlo del tutto. Eppure Dio può essere incontrato nella Chiesa che vive del Vangelo e contempla “la gloria di Dio nel volto di Gesù Cristo” (2 Cor. 6)
Ogni comunità cristiana, che vive unita nell’amore, rivela Dio al mondo perché Dio in se stesso “è Amore” (1 Gv.4,8):
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”( Gv.13,35).
Se la comunità cristiana è chiamata a rivelare Dio, ci chiediamo, a questo punto, quale sia il Volto della nostra Parrocchia, ossia il suo linguaggio, i suoi gesti, le sue intenzioni profonde, la sua fisionomia. Infatti “la Parrocchia... è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie; non è principalmente una struttura, un edificio; è piuttosto la famiglia di Dio, ..., una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, . . .,la comunità dei fedeli” (Christifideles Iaic~ 26).
Il problema serio della nostra Parrocchia - come di ogni altra - è quello di mostrare il Volto dell’Amore, perché solo così si rivela Dio, la sua carità, la sua misericordia e la sua disponibilità.

Ma anzitutto ci chiediamo:
La nostra Parrocchia, che opera in un ambito territoriale ben definito, di quale realtà umana di fatto è costituita? E' una realtà assai eterogenea perché non coincide semplicemente e non si esaurisce con i battezzati residenti nel territorio, siano essi praticanti o no. Consta anche di parrocchiani dì “elezione” ossia di tutti coloro che, impiegati negli insediamenti lavorativi operanti in questa area geografica, sono appartenenti ad altre parrocchie: di fatto essi vivono ed operano, per la maggior parte del tempo, attorno a San Babila.
E' necessario ora porci altre domande per definire meglio i nostri obiettivi:
- Come e con quali strumenti raggiungere lo scopo fondamentale di ricondurre l’uomo a Dio?
- Come accogliere i ‘lontani” dalla Chiesa, come pure coloro che attendono una risposta ai loro bisogni, che possono essere di natura spirituale o materiale, e coloro che, a volte, per qualsiasi motivo, non osano neppure chiedere?
- E come sostenere coloro che di fatto costituiscono la comunità dei ‘vicini”?
- E, in particolare, come riconoscere, accogliere e valorizzare i carismi che lo Spirito Santo continua a suscitare per il bene della comunità?

Per dare una risposta a questi interrogativi il nostro progetto pastorale privilegia come strumento operativo la Liturgia per svilupparsi ulteriormente in riferimento al Ministero della Parola (quella Parola che proclama, in modo antico, ma sempre sorprendentemente nuovo, il disegno d’amore di Dio e le sue esigenze per noi) e alla testimonianza della Carità.

Potremo così meglio individuare i passi da compiere in ordine soprattutto ai nostro obiettivo fondamentale che - in consonanza con gli auspici dell’Arcivescovo - è di “promuovere una comunità che viva il Vangelo nella semplicità e nella gioia” (C.M.Martini, “Il vento e il fuoco della Pentecoste”, n. 2), una comunità che si sente in missione e che evangelizza per il fatto stesso di vivere in un certo modo e di diffondere la gioia del Vangelo.

Nel volto della comunità si potrà allora ravvisare il Volto della Chiesa degli Apostoli, quando tutti coloro che erano diventati credenti “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera” (At. 2,42).

Parte prima

Il Ministero della liturgia

“Lazione di salvezza che Cristo ha compiuto è resa presente ed efficace per mezzo della Liturgia celebrata dalla Chiesa”. (Sinodo 47°, cost 50).

Ci chiediamo anzitutto se lo svolgimento dei riti sia sempre adeguato ad esprimere il mistero della presenza di Cristo e, in particolare, se le nostre assemblee liturgiche siano veramente coscienti di essere “soggetto attivo” della celebrazione.
Il pericolo del ritualismo formale, come pure quello dell’abitudine e di una certa passività dell’assemblea, sono sempre in agguato.
Ci si chiede di esercitare la vigilanza. In che modo? Anzitutto le nostre celebrazioni si attuano nell’accoglienza del Mistero, ossia della presenza santa e misericordiosa di Dio e richiedono quindi un profondo atteggiamento di fede e di adorazione, quella fede di tutti e di ciascuno che apre all’azione dello Spirito Santo che, di fatto, è il vero animatore di ogni liturgia cristiana.
In secondo luogo l’assemblea Iiturgica è chiamata a diventare sempre più “soggetto attivo” della celebrazione, come vuole il Concilio Vaticano II.
Per ricercare i modi più adatti a favorire questa celebrazione comunitaria viene costituito il Gruppo parrocchiale di animazione liturgica,
il cui servizio promuove la più ampia ministerialità ecclesiale delle celebrazioni liturgiche.
L’ auspicio è che la partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa alla liturgia diventi la carta d’identità dei parrocchiani di San Babila (cfr. “Il Segno” parrocchiale, gennaio 1997 Nel nostro impegno a “riscoprire il significato della liturgia per la fede e la vita dei cristiani” avremo di mira alcune priorità che ci vengono anche suggerite dal Sinodo 470 della Diocesi di Milano (cfr. Parte I, cap.2):
- Eucaristia, centro della vita della Chiesa e della sua missione
- La Domenica e l’Anno Liturgico
- I Sacramenti nel cammino di fede del cristiano.


L’EUCARISTIA, CENTRO DELLA VITA DELLA CHIESA E DELLA SUA MISSIONE

Anzitutto vogliamo ringraziare il Signore per la qualità delle nostre assemblee liturgiche: esse sono attente e partecipi al mistero che si celebra. Non ci lascia però indifferenti l’abbandono della Messa domenicale, o la partecipazione solo saltuaria, da parte della maggioranza di coloro che nella nostra Parrocchia sono anagraficamente cristiani. E non ci sfugge nemmeno il fatto di una presenza inerte, talora annoiata, alla Messa domenicale, sentita esclusivamente come precetto, da parte di taluni che pure vi partecipano abbastanza regolarmente.
Per aiutare i fedeli a riscoprire e a vivere la centralità dell’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa, sarà sempre necessaria un’azione educativa e anche una spiegazione della Messa nei luoghi e nei tempi più opportuni.

Tuttavia il primo passo per realizzare questa educazione complessiva è il rinnovamento della celebrazione mediante una sottolineatura dei gesti e dei segni che assieme alla Parola esprimono l’azione liturgica. Il gruppo di animazione liturgica viene perciò attivato a preparare le celebrazioni liturgiche domenicali e ad attuarle con cura a tutti gli orari.
Quanto ai ministeri che riguardano la celebrazione liturgica stiamo assistendo ad una progressiva fioritura (commentatore, animatori del canto e della musica, chierichetti, lettori, addetti all’accoglienza e addetti alla raccolta delle offerte e, da ultimo, i ministri straordinari della Comunione eucaristica). Al tempo stesso cresce il desiderio di una seria e costante preparazione allo svolgimento di questi compiti. Si vorrebbe pure realizzare un coro permanente per sostenere e guidare il canto assembleare; esso potrebbe diventare strumento di aggregazione della comunità parrocchiale.
Desideriamo inoltre cominciare a introdurre, accanto alla celebrazione dell’Eucarestia, anche la liturgia delle ore. Per questo abbiamo già in calendario la celebrazione delle lodi mattutine e dei Vespri penitenziali nei venerdì di Quaresima.
Lo spirito di adorazione - acceso dalla celebrazione eucaristica - si esprimerà adeguatamente al di fuori della Messa in molti modi, ma particolarmente mediante la solenne esposizione annuale del SS. Sacramento (è la pratica tradizionale delle Quarantore, che deve essere ripresa adattandola nei tempi ai ritmi di vita odierni) e mediante l’adorazione mensile dell’Eucaristia, che verrà anticipata dal 1° venerdi’ al 1° giovedi di ogni mese, e collocata dopo la celebrazione della Messa vespertina.

LA DOMENICA E L’ANNO LITURGICO

La Domenica: “il signore dei giorni”

La Domenica, per i cristiani, è il giorno del Signore, perché è il giorno della Risurrezione.
Come tale, è il primo di tutti i giorni e la prima di tutte le feste. Esige dunque di essere santificata (“ricordati di santificare le feste”).
E tuttavia constatiamo, anche tra parecchi nostri parrocchiani, la tendenza a ridurre la domenica a fine settimana.
Desideriamo allora riproporre instancabilmente - anzitutto mediante un’azione educativa - tutta la ricchezza teologica e umana di questo giorno, il cui centro è costituito dalla celebrazione della Messa.
E' questo infatti il giorno per eccellenza in cui i fedeli si riuniscono “perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio che li ha rigenerati.., per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (Sacrosanctum Concilium, 106). La Domenica, poi, è anche il giorno del riposo e del tempo libero che permette di curare la vita famigliare, culturale, sociale e religiosa, come pure di dedicarsi alle opere di bene e agli umili servizi di cui necessitano i malati, gli infermi e gli anziani.
L'azione educativa non si limiterà quindi semplicemente a richiamare il dovere di partecipare alla Messa, ma aiuterà a recuperare anche gli altri valori della Domenica, sottolineando in particolare i riti conclusivi e il “congedo” della Messa stessa per tradurre la celebrazione nella quotidianità della vita.
La Domenica, vista in tutte queste dimensioni, appare anche come “il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico”.

L’anno liturgico: celebrazione del mistero di Cristo
È nostra intenzione dare il più grande risalto a quel grande itinerario spirituale e pastorale della Chiesa che è l’anno liturgico. Esso ci fa rivivere tutto il mistero di Cristo, ripresentandolo nei suoi diversi aspetti attraverso i tempi e le feste: Avvento, Natale - Epifania, Quaresima, Settimana Santa, Triduo pasquale, Pasqua - Pentecoste, tempo ordinario, feste di Maria e dei Santi.
Avremo cura di caratterizzare le varie celebrazioni, distinguendo in profondità quella festiva da quella feriale, quella dell’Avvento da quella della Quaresima, quella natalizia da quella pasquale, mirando ad “accordare alla Pasqua il suo effettivo primato nella vita della comunità e nell’educazione dei fedeli” (Sinodo 47°, cost. 63, 2).
A partire da quest’anno, nella festa della Dedicazione della Cattedrale (3^ domenica d’ottobre) celebreremo la Messa di inizio dell’anno pastorale.

L’anno liturgico: itinerario di fede di tutta la comunità
L'anno liturgico così vissuto diventa il grande itinerario di fede di tutta la nostra comunità parrocchiale, “quasi una scuola di fede e di formazione permanente” (Sinodo 47° cost. 64, 2), dalla quale ciascuno potrà attingere secondo la propria misura e le proprie esigenze. Tutte le altre nostre iniziative (catachetiche, caritative e devozionali) saranno ritmate su di esso mettendole in rapporto con lo spirito e le forme peculiari dei tempi e delle feste (Sinodo 47° cost. 63, 3).

L’anno liturgico e gli itinerari sacramentali
Anche gli itinerari sacramentali trovano il loro giusto contesto nell’anno liturgico.
Questo vale, in particolare, per gli itinerari alla Prima Confessione, alla Messa di Prima Comunione e alla Cresima, così come per la celebrazione della Messa con Unzione degli infermi.
Sarà ancora l’anno liturgico a suggerirci i tempi e le modalità per fare memoria dei sacramenti già ricevuti:
- la Veglia pasquale (ma anche i sabati di Quaresima e il tempo pasquale) per il Battesimo
- la Pentecoste per la Cresima
- la festa della Santa Famiglia di Nazareth per la celebrazione degli anniversari di Matrimonio (XXV, XL, L).
Anche la memoria perenne e il suffragio dei defunti vanno incoraggiati. Un modo significativo sarà la celebrazione, intorno al 2 novembre, di una Messa annuale per i parroci defunti, nonché per i parrocchiani defunti nel corso dell’anno.

L’anno liturgico e il culto della Madre di Dio
La liturgia — riformata dal Concilio Vaticano Il — invita anche a rinnovare il culto alla Madre di Dio, mediante le memorie e le feste in suo onore inserite organicamente nel ciclo annuale dei misteri del Figlio. Il tempo per eccellenza dell’anno liturgico in cui vogliamo fare memoria di Maria è l’Avvento (con la solennità dell’immacolata Concezione, la domenica della divina maternità di Maria e le ferie prenatalizie, nelle quali si sottolinea in modo particolare la sua figura); senza peraltro disattendere le antiche e venerande memorie del 25 marzo e del 15 agosto, come pure altre feste significative (la Natività di Maria, ‘8 settembre; la Visitazione, il 31 maggio e la Vergine Addolorata, il 15 settembre).

L’anno liturgico e la religiosità popolare
Il cammino dell’anno liturgico è poi arricchito dalle espressioni della religiosità popolare (Sinodo 470, cost.67).
Anche noi desideriamo ridare nuovo impulso
- alle novene di Natale e Pentecoste
- alla devozione al Sacro Cuore, soprattutto nel mese di giugno
- alla devozione alla Madonna nei mesi di maggio e di ottobre
- alla festa patronale di San Babila
La pubblicazione delle note intitolate “San Babila e la chiesa milanese a lui dedicata”, fatta ultimamente, a puntate, sugli organi informati-vi parrocchiali voleva essere un contributo per rifondare culturalmente l’interesse per il Santo patrono, nonché per lo stesso edificio sacro, quale presupposto per ulteriori sviluppi, soprattutto di ordine religioso e pastorale.

I SACRAMENTI NEL CAMMINO DI FEDE DEL CRISTIANO

I sacramenti sono previsti e celebrati nella nostra Parrocchia secondo le norme della Chiesa universale e particolare.
Per quanto riguarda gli itinerari di preparazione a taluni sacramenti, soprattutto a quelli dell’iniziazione cristiana (Battesimo - Confermazione - Eucaristia), rimandiamo alla parte che tratta del MINISTERO DELLA PAROLA.
Abbiamo già parlato dell’Eucaristia. In funzione di essa sono da comprendere tutti i sacramenti, perché essi sono finalizzati a realizzare l’unione di vita con Gesù Cristo, che è completa nell’Eucaristia.
Ci limitiamo a segnalare solo qualche momento e aspetto della loro celebrazione.

Il Battesimo: viene celebrato di norma comunitariamente nel pomeriggio del primo sabato del mese, ovviamente considerando e valutando, nei singoli casi, le istanze delle famiglie.

La Messa di Prima Comunione viene celebrata per i fanciulli di 4^ elementare, dopo un biennio di preparazione, ed è preceduta dalla Prima Confessione al termine della 3^ elementare.

La Confermazione o Cresima viene amministrata ai ragazzi di 1^ media, dopo un altro biennio di preparazione.
La Riconciliazione o Penitenza:
- viene celebrata in forma comunitaria, in sostituzione della Messa
vespertina,
• prima della solenne esposizione annuale del SS. Sacramento
• prima del Natale
• il mercoledì santo
- viene celebrata in forma individuale
• nei giorni feriali: dalle 11 alle 12, dalle 17.30 alle 18.30 e durante le Messe
• nei giorni festivi: prima delle Messe in orario

L'unzione degli infermi viene celebrata in forma comunitaria durante
la giornata parrocchiale dell’ammalato e dell’anziano, prevista per il mese di maggio, e ovviamente in forma individuale quando fosse richiesta.

Il Matrimonio viene celebrato una volta assolti tutti gli adempimenti canonici ed educativi richiesti, tra i quali, di regola, va annoverato il cosiddetto corso per i fidanzati che potrebbe essere proposto a livello parrocchiale. Per la celebrazione si esige che la scelta delle musiche e dei canti, la presenza dei fotografi e cineoperatori e altri aspetti pratici della cerimonia si attengano a quanto indicato dai competenti organismi diocesani (Sinodo 47°, cost. 405, 5)

Perché la liturgia sia sempre di più capita e amata, si richiede uno sforzo incessante di formazione, che coinvolga tutta la comunità, sia durante la celebrazione, sia al di fuori di essa.
È quanto ci prefiggiamo anche noi a cominciare dai fanciulli e dagli adolescenti, mettendo in atto a livello catechistico e celebrativo ciò che è più opportuno allo scopo.
Tutta la comunità però ha bisogno di essere maggiormente aiutata nella comprensione tanto dei testi scritturistici, quanto dei riti.

In particolare “il canto e la musica sono una forma eminente di educazione e di partecipazione alla liturgia” (Sinodo 47° cost 94).

L'uso quotidiano di “Cantemus Domino” nella nostra comunità si sta rivelando, anche a questo riguardo, di grande utilità.

La chiesa stessa, come ambiente in cui si riunisce l’assemblea liturgica, dovrebbe meglio manifestare, con segni appropriati e visibili i tempi e le feste della liturgia, perché anche questo è educativo.
È degna di nota l’opera, che è tuttora in corso, di adeguamento della chiesa di San Babila secondo la riforma liturgica (cfr. “11 Segno” parrocchiale, marzo 1997).
Anche questo lavoro di riordino della nostra chiesa parrocchiale ha lo scopo di farla diventare più accogliente, consentendo ai fedeli di pregare con maggior agio.

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